Resoconti dal Medioevo

Resoconti dal Medioevo

Resoconti dal Medioevo

Racconto di Valerio Damiani

L’armata Brancaleone, composta dal cavaliere Messer Rocco da Reggio Calabria (chiamato anche “la Roccia” per le sue innate doti di combattente) e dal fido compagno Valerius da Castelchiodato (chiamato anche “il Sanguemisto” per via di oscure discendenze romane e lombarde), partì all’alba dai bastioni saronnesi per approdare sulle coste brianzole al fine di espugnare la roccaforte Montevecchia e sottomettere i suoi abitanti.

Galeotte furono le parole incise in una pegamena che i villici della zona avevano predisposto e distribuito in ogni dove, che decantavano le bellezze e le asperità dei luoghi; gli invincibili, quindi, forti di una minuziosa preparazione estiva e di un’enorme autostima, non potevano che raccogliere il guanto di sfida ed affrontare il percorso più lungo (26 km) senza alcuna distrazione.

Anche le previsioni avverse non placarono le loro velleità, ma anzi, erano uno sprone per rendere l’impresa più gloriosa.

Giunti a destinazione e lasciato lo scalpitante destriero nero a 4 ruote nel parcheggio di Pagnano, i nostri partirono con piglio sicuro e sguardo determinato alla conquista della cima del Parco del Curone e del limitrofo Santuario.

Ma ecco che all’orizzone si profilarono le prime asperità: dopo pochi km, al primo cascinale, i locali li accolgono con una tavolata imbandita a festa, colma di prodotti della zona: biscotti, panini con salame, fette di pane splamate di nocciolato, miele e marmellate varie, frutta e zucchero. Il tutto annaffiato da the caldo, freddo e menta ed allietato da sorrisi ed ammiccamenti di benvenuto. E purtroppo per i nostri eroi, quello, fu soltanto il primo di una serie innumerevole di ristori disseminati su tutto il percorso ed in prossimità di aziende agricole, fattorie e bar.

A questo punto la truppa entrò in crisi e si pose un amletico dubbio: continuare imperterrita nella propria spedizione, con esito incerto, oppure farsi ammaliare dagli effimeri piaceri del palato, con esito certo?

Il tormento interiore attanagliò i cavalieri per almeno …..2 secondi, dopo i quali l’invincibile armata sentenziò all’unanimità: la conquista della cima può attendere ancora un’anno, mentre i piaceri della carne, saranno pure passeggeri, ma devono essere gustati immediatamente.

Gli eroi, ormai satolli dopo l’ultimo ristoro (il 7°), decisero quindi di risparmiare gli abitanti della zona e limitarono la loro scorribanda a soli 16 km, ben guardandosi dal provare ad affrontare la salita che li avrebbe portati al Santuario.

A perenne ringrazimento per aver risparimato loro la schiavitù, gli abitanti consegnarono ai cavalieri altri doni alimentari (pasta, biscotti, the e succhi di frutta) e, dopo una doccia ristoratrice, li inviarono a ritornare in pace nel Parco del Curone ogni qualvolta avessero voluto.

……ma la storia non finisce qui, perchè i due cavalieri hanno intenzione di ritornare sui loro passi, magari cercando di invitare alla guerra principi e nobildonne delle casate limitrofe, in particolare tali De Arientis da Montebianco (il cui capitano è detto anche “il Taciturno” per via della sua proverbiale risevatezza), i Guerrini dal Granducato di Toscana (iil cui capitano è detto anche “Ventre molle” per via di improvvise e frequenti tensioni alle vie di scarico), i Quinti dal Regno delle Due Sardegne (il cui massimo esponente è detto anche “il corto” per la sua esigua stazza) e gli Azzani da Bologna (la cui nobildonna Patrizia è anche chiamata “la Tanya di Mamma Mia” per via di sue performence artistiche di enorme successo presso le principali Corti e Castelli della zona)

La redazione si assume la responsabilità di pubblicare la foto di una corsa seria a cui i due cavalieri hanno partecipato con buona sorte visto il risultato certo, riportato oltre che da classifiche da testimoni oculari.

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